Scheggia e Pascelupo

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Il Corno del Catria (sentiero 29)

Gli affioramenti geologici e il regno dell'aquila

Tempo di percorrenza:5h (comprese alcune soste)
Difficoltà: EE - Per escursionisti esperti
Lunghezza: 5 km
Dislivello: massimo 550 m

E' questa una delle escursioni più suggestive: un percorso interamente esposto che si snoda sulla roccia nuda, logorata e modellata dalla millenaria erosione dell'acqua, affacciato sulla sottostante Gola del Corno. Il sentiero, indicato con il n.29, si imbocca sulla sinistra, appena dopo Valdorbia, sulla S.S. n.326 che da Scheggia conduce a Sassoferrato. Prima di intraprenderlo è consigliabile una sosta presso l'interessante sito geologico di Valdorbia. In questo luogo, infatti, la stratificazione geologica appare in tutta la sua bellezza, lasciando apparire le varie formazioni della serie umbro – marchigiana. Il paesaggio si presenta come un grande libro aperto che narra la storia che da 200 milioni di anni fa ad oggi ha portato, dapprima al depositarsi di vari strati carbonatici sul fondo marino, e successivamente al loro sollevamento. Particolare curiosità suscita la presenza di fossili come ammoniti, bivalvi, coralli. Valdorbia è anche il luogo dove visitare interessanti miniere, in disuso da circa 50 anni, accuratamente lavorate dall'uomo per chilometri all'interno della roccia al fine di ricavare marna da cemento.Dopo questa sosta si può parcheggiare proprio all'ingresso del sentiero, che inizia circa 200 m più avanti, ed incominciare la "scalata" verso il Corno del Catria. Il primo tratto per circa 1 km si snoda con tornanti leggermente sinuosi che salgono con medio dislivello fino a giungere a quota 657 m. Da qui si procede attraverso un crinale roccioso che, con elevata pendenza ( circa 500 m in 1,5 km ), porta allo spettacolare anfiteatro roccioso che costituisce quello che è ben noto come Corno del Catria. Il sentiero è totalmente esposto, stretto ed impervio, con scoscese pareti rocciose che scendono a strapiombo da ambo le parti. Si cammina su una cresta rocciosa che per alcuni tratti sale quasi in verticale rendendo necessarie piccole arrampicate. Si raccomanda utilizzare massima prudenza e percorrerlo solo in condizioni climatiche ideali: assenza di vento, piogge e soprattutto nebbia e foschia che potrebbero rendere invisibile il tracciato del sentiero che è già di per sé non facilmente individuabile. L'ascesa è quindi decisamente difficoltosa e impegnativa e richiede un certo allenamento fisico, tuttavia lo sforzo viene ampiamente ricompensato dall'avvincente ed insolito panorama di cui si gode durante e al termine del percorso. L'ambiente che si attraversa è quello tipicamente rupestre e roccioso con vegetazione che vive abbarbicata su ammassi rocciosi o fra gli anfratti che si aprono tra una roccia e l'altra. Di particolare importanza si menziona la presenza dello scotano (Cotinus coggygria) e del bosso (Buxus sempervirens), mentre tra le rocce compaiono cespugli di artemisia (Artemisia vulgaris), eliantemo (Heliantemum nummularium), elicriso (Elycrisum italicum) insieme alla campanula (Campanula latifoglia) e al timo volgare (Timus vulgaris). Sulle stesse pareti vegetano la felce Ceterach officinalis e numerose sassifraghe che con le loro foglie carnose sono in grado di espellere il calcare che assorbono dal substrato, ben visibile nei margini bianchi della foglia.
Questo luogo aspro e scabro, con le sue scoscese pareti rocciose che strapiombano nella sottostante valle, è l'habitat prescelto dall'aquila reale (Aquila chrysaetos), che qui sopravvive lontano dai rumori e dai fastidi generati dalla presenza umana. Con un po' di fortuna si può osservare questo maestoso rapace diurno mentre sorveglia il suo nido e l'intera zona che senza dubbio possiamo considerare il suo regno.

Presenza acqua: no
Note: il percorso è decisamente difficoltoso, richiede massima prudenza e si può percorrere solo in assenza di vento, freddo, piogge e nebbia.